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Archive for 26 febbraio 2009

– Venerdì 13 – 2009 – ♥♥ –

di

Marcus Nispel

Dopo il fortuito remake di Non aprite quella porta Marcus Nispel si affaccia nuovamente al cinema con un altro remake. Il risultato è un Venerdì 13 in chiave moderna con qualche nuova chicca ma in definitiva non il teen horror di culto che aveva contraddistinto il vecchio film del 1980. E come richiesto dalla migliore delle trame dei teen movie gli ingredienti sono dei ragazzi un pò sprovveduti e sesso-dipendenti e delle ingenue ma procaci ragazze sicuramente tirate fuori da qualche raduno di pon pon girls liceali. Il peccato è che per i veri fan di Jason poteva sicuramente andar bene questa rivisitazione in chiave tecnologico-moderna del film ma non a tal punto da stravolgere anche i modi di uccidere le proprie vittime designate. Si perchè vederlo tirare con l’arco e centrare la testa di un malcapitato ragazzotto in preda alle convulsioni ormonali quasi come fosse il migliore dei Robin Hood della storia del cinema è abbastanza ridicolo. Anche gli stessi ragazzotti che fanno da carne da macello al vecchio Jason sembrano essere interessati solo ad una gara di competizione a chi prima raggiunga l’orgasmo e per nulla a difendersi dal loro persecutore. Per il resto è sufficiente la capacità di Nispel nel saper tenere i ritmi di suspence e horror, come anche è soddisfacenta la ricreazione della location di Cristal lake. E quando sceglie, attraverso l’ausilio di riprese con telecamera a mano, di intrufolarsi nel bosco per inseguire una malcapitata allora visivamente mi ricompensa nell’ aver scelto di vedere questo remake. Tra gli attori non sfigura solamente Jared Padalecki, già avvezzo al genere horror attraverso la serie tv dello stesso genere Supernatural della quale è uno dei due protagonisti. In definitiva ottime le tempistiche del film che quantomeno permettono di definirlo un horror, ma la scelta di rendere Jason, che poi è il vero protagonista della serie culto anni ’80, non uno zombie assassino ma quasi un supereroe onnipresente e infallibile sia fisicamente che strategicamente non mi ha convinto più di tanto. Una risicata sufficienza per il coraggio di risvegliarne il ricordo a tutti gli appassionati del genere, che avrebbe potuto sperare in qualcosa di meglio se avesse lasciato intatta l’immagine retrò del vecchio Jason.

(Jason trascina via con sè una malcapitata come un fagotto)
(Jason tenta di fargliela a Jared)

Pubblicato su Cineocchio

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– Wall-e – 2008 – ♥♥♥♥♥ –

di

Andrew Stanton

Che cosa succederebbe se la terra fosse sommersa dai rifiuti che noi stessi umani non riusciamo a smaltire? O cosa succederebbe se diventassimo vittime della nostra stessa tecnologia così tanto da perdere il gusto stesso della vita? No non è un pensiero tanto distante dalla realtà che viviamo, ma forse è proprio per questo che ci fa bene rinfrescarci la memoria, e farlo sopratutto con le nuove generazioni, attraverso questo gioiello della Pixar e dello stesso regista del già capolavoro Alla ricerca di Nemo.  Wall-e è la storia di un piccolo robottino spazzino che è stato dimenticato acceso nella terra dopo che quest’ultima è stata completamente abbandonata dagli umani perchè ritenuta invivibile in conseguenza al devastante effetto dei rifiuti e dell’inquinamento che ha costretto gli esseri umani ad esiliare e vivere in una mega nave spaziale nello spazio. In pratica uno scenario apocalittico che porta alla memoria l’attuale presente. Wall-e è costretto nella solitudine della sua routine giornaliera a schiacciare e ammonticchiare i rifiuti terrestri  fino a crearne una vera e propria città fatta di altissimi palazzi spazzatura. Ma Wall-e ha un cuore che durante il suo “lavoro” lo porta a selezionare i rifiuti e a fare tesoro di quelle cose semplici che hanno per secoli contraddistinto le “piccole cose” umane. Così le collezione nella sua sorta di rifugio fino a quando un giorno Eve entrerà nella sua vita. Eve è una robottina ultratecnologica e moderna utilizzata come sonda spaziale dagli umani residenti nello spazio per ricercare la possibilità di nascita di nuove forme di vita sulla terra. Da quel momento, come recita saggiamente il motto della locandina americana, Wall-e smettera di fare quello per cui è stato creato e scoprirà il significato vero della sua esistenza. Ed è appunto racchiusa in questo motto la morale di questo capolavoro della Pixar che vuole essere un inno ad abbandonare la superficialità e il materialismo che il mondo spesso oggi ci obbliga a seguire per riappropiarci della semplicità del vivere e delle bellezze della nostra terra (come le gli alberi,i nostri simili e le piante…ma non quelle di pizza!). Wall-e è anche uno specchio disastroso di quello che potrebbe diventare il futuro del genere umano ormai sempre più preda e vittima del marketing pubblicitario o dalle strategie televisive, che nel film lo hanno lobotomizzato ormai a tal punto da non riuscire più a vedere con i propri occhi (e il proprio cervello) ciò che si trova a 2 cm dai loro occhi, preferendo invece di seguire ciecamente ciò che gli sponsor meccanici propongono. Ed è allora un paradosso straordinariamente poetico quello che esprime  questo film nel mostrarci due robottini capaci di amarsi a tal punto da innescare negli umani il desiderio di ribellarsi a quelle assurde politiche per riconquistare il loro “semplice” diritto a vivere e non semplicemente a sopravvivere. Un inno al coraggio , ai sogni , alla vita e sopratutto all’amore che spesso nel robottino Wall-e mi ha fatto ricordare il Chaplin di Tempi Moderni.

 

( Wall-e innamorato)
(Sullo sfondo una delle macchine che dominano la vita degli
uomini ormai obesi e in primo piano la robottina Eve)

Pubblicato su Cineocchio


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