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Archive for 2 ottobre 2009

– District 9 – 2009 – ♥♥♥♥ –

di

Neill Blomkamp

District 9 è un’ intera metafora sulla xenofobia e sul razzismo tramutata in linguaggio fantascientifico. E’ un film che parla di clandestinità e immigrazione rendendo lo spettatore compartecipe delle emozioni dei protagonisti, seppur alieni o mutanti. Si perchè gli umani in District 9 sono la razza cattiva e che discrimina, caratteristica purtroppo non lontana dalla realtà in taluni casi. Blomkamp costruisce il suo film interamente come se questo fosse reale e non vuole che lo spettatore pensi che si tratti di pura fantascienza. Intervalla sequenze da fiction e da documentario incorporando stili di ripresa che spaziano dalla telecamera a mano o amatoriale a quella frenetica che ben contraddistingue i film d’azione. Sovvertendo le regole imposte da film dello stesso genere il regista modella gli alieni rendendoli simili ad un incrocio tra cavallette e gamberoni ma ce ne da un’ immagine tutt’altro che spaventosa: li umanizza. E allora non è un caso che invece della scontata Manhattan gli alieni approdino a Johannesbourg, capitale sudafricana di uno dei maggiori avvenimenti storici xenofobi, e che il District 9 dove sono ghettizzati gli alieni nel film ricordi il District 6 nel quale venivano “esiliati” i “negri” durante l’ Apartheid. Ed è proprio pensando a questo che ben presto ci si rende conto che il film non vuole poi essere tanto fantascientifico ma che la storia dei soprusi e delle violenze nei confronti degli alieni è reale se riferita ai milioni di casi di discriminazioni razziali che vi sono in tutto il mondo. Anche non lontano da noi dove i campi – rom o i campi di accoglienza vengono visti come delle bidonville o delle cellule di sviluppo della criminalità. E conforme alle leggi italiane anche nel film gli alieni vengono spostati lontano dai centri abitati (esattamente come gli extracomunitari), perchè l’ integrazione è qualcosa di dannatamente difficile da concepire per l’essere umano. E’ di certo più semplice la disintegrazione. E allora per far capire tutto questo intervengono nel film sequenze che hanno del “disumano” (come quella del rogo delle uova aliene), ma che vengono compiute proprio dalla razza umana. Il tutto mostratoci sia come se fosse un mockumentary che allo stesso tempo la dolorosa storia di Wikus che a causa della sua stessa spavalderia muta in alieno e inizia ad essere trattato dagli umani come pura merce di scambio o di sperimentazione. Frequenti sono i riferimenti alla mosca di Cronenberg o al robottino di Wall e che rovistava nella spazzatura proprio come fanno gli alieni del distretto 9. E il protagonista alieno Christopher diventa paradossalmente l’ unica figura veramente umana del film, sovvertendo le regole tra ciò che è brutto visivamente e ciò che lo è di fatto. Diviene un umile eroe che cova come unico sogno quello di ritornare a casa con suo figlio, dopo 20 anni di soprusi e imposizioni da parte degli uomini. District 9 è sicuramente un ottimo spunto per riflettere su come spesso non sia la sola diversità a creare criminalità ma su come quest’ ultima sia soltanto una conseguenza delle condizioni disumane di “accoglienza” di colui che è “extraterrestre” o “extracomunitario”.

( L' ipocrita scultura all' ingresso del distretto 9)

( Comunicazione di sfratto dal District 9)

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