– A Christmas Carol – 2009 – ♥♥♥ –
di
Robert Zemeckis
Non si può definirlo una vera e propria animazione l’ ultimo lavoro natalizio dello sperimentatore Zemeckis perchè gran parte dei meriti di questo film vanno proprio ai suoi attori. Si avete proprio letto bene attori. A guardarlo così il celebre Racconto di Natale di Dickens usato già precedentemente in dozzine di film natalizi sembrerebbe una ottima animazione computerizzata le quali facce sono state disegnate sulle impronte di veri attori. Ma in realtà Zemeckis ha utilizzato il Performance Capture, una tecnica che utilizza cineprese in grado di riprendere gli attori a 360° gradi e in seguito mutarli in personaggi animati. Infatti il trasformista Jim Carrey riesce a lasciare un indelebile marchio in questo lavoro natalizio con le sue espressioni naturali e ben caratterizzate, senza le quali il personaggio di Scrooge non sarebbe stato così reale. E come lui anche gli altri attori (Gary Oldman, Robert Wright Penn e Colin Firth) non perdono le loro doti recitative anche se in seguito i loro corpi verranno digitalizzati. Ed è proprio il realismo ciò che Zemeckis utilizzando il 3d vuole donare alla sua opera digitale. Nessun tradizionale campo e controcampo ma l’ intero film è una pura immersione a 360° gradi nel mondo dell’ avaro Scrooge e nei suoi dialoghi con i tre spiriti del Natale che sono in grado di fargli sovvertire le idee sul valore del Natale ma soprattutto della vita. I dialoghi e l’ intera sceneggiatura è fedelissima al racconto di Dickens. Zemeckis non ha scelto di modernizzare il tutto pensando giustamente che già l’ intera storia è attualissima, nonostante sia ambientata in piena era industriale. L’ unico tocco di modernità sta proprio nella tecnica cinematografica che catapulta gli spettatori in una sorta di incubo natalizio che per molti aspetti ha i ritmi di un horror. L’ unico appunto al film, che peraltro non gli permette di eccellere, risiede nel calore e nell’ approfondimento dei personaggi. Tutto viene velocizzato in A Christmas Carol non permettendo soprattutto alla figura del suo protagonista Scrooge di venire approfondita nei suoi risvolti psicologici. La sua conversione, infatti, da avaro senza cuore a generoso anziano con un fervido spirito natalizio avviene in maniera troppo repentina, senza farci riflettere in maniera più convincente sulle effettive ragioni del suo mutamento. Tutto questo fa esclusivamente pensare a come, forse, la unica preoccupazione del regista di Forrest Gump sia stata quella di spettacolizzare il tutto con il digitale e con l’ innovativa tecnica tridimensionale piuttosto che curare i dettagli della nota storia natalizia. La morale finale che incentra tutto sull’ importanza dei sentimenti e i mali futuri che l’avarizia cagiona all’ uomo è cosa nota e non è difficile trasportarla ai giorni nostri anche se gli odierni avari sono forse più curati esteticamente del trasandato Scrooge. Certo se si sarebbero evitati i frequenti voli tra i palazzi, che hanno il solo scopo, in mia opinione, di trascinare forzatamente lo spettatore in una sorta di videogame tridimensionale, sarebbe di certo stato meglio e il realismo voluto da Zemeckis nelle interpretazioni dell’ intero cast sarebbe di certo stato valorizzato in maniera esaustivamente maggiore.
( Scrooge\Carrey dialoga con lo spirito del Natale passato\sè stesso)
( Il repentino mutamento di Scrooge)
mi trovo in disaccordo perchè l’animazione proposta dallo “sperimentatore” Zemeckis è quanto di più visivamente mainstream, come d’altronde tutta la cinematografia del regista. Melassa da ogni poro, da ogni feritoia di una Londra oscura e nera come la pazienza dello spettatore dopo appena 20minuti. Forse l’unica cosa che si salva sono proprio i fondali di un’animazione che invecchierà presto, ancor prima di questo film. Ad ogni fase di stanca del film (e ce ne sono parecchie) nonostante come hai detto anche tu lo sforzo sovrumano di Jim Carrey (che non ho mai visto così manieristico, mal sfruttato e nevrotico, neanche in “Lemony Snicket- una serie di sfortunati eventi”, a questo punto da rivalutare), si va sui tetti visto che probabilmente anche Zemeckis si era reso conto essere l’unico modo per dare brio e ritmo ad un film che anche in 3d riesce ad essere di una noia mortale. Nonostante i movimenti di macchina repentini e rocamboleschi, i colori più pieni, un’animazione che consente azioni improponibili fino a qualche anno fa non si riesce a dare un pizzico di originalità ad un racconto che era stato saccheggiato altre volte dal cinema, ma con altro garbo.
Consiglio di leggere l’originale di Dickens, scritto più di un secolo fa, ma con molta meno voglia di successo a tutti i costi. Solo con la voglia di raccontare una storia per bambini anche ai “grandi”.
Infatti non è assolutamente un capolavoro, ma inserito nel panorama d’ animazione e non natalizio è sicuramente quello migliore. Jim Carrey come ho detto salva l’ intero film. Che l’ originale Dickens sia molto ma molto meglio: questo è oltremodo certo!
Io dei film di Zemeckis d’ultima maniera, ossia in performance capture, ho visto solo “Beowulf” che mi ha lasciato veramente terrorizzato e affascinato in tutto il film escludendo forse il combattimento finale in pieno giorno. Io trovo che la digitalizzazione degli attori sia da fare molto bene e i che sembrino un po’ delle bambole patinate, ma come abbiamo visto in “Avatar” le cose si possono fare molto ma molto meglio. Nota, l’ho fatto vedere a mia madre, che ha una sessantina d’anni, è in pensione da poco, è un’amante della leggenda di Beowulf, e si è convinta che gli attori fossero in carne ed ossa!