– La Prima Linea – 2009 – ♥♥♥ –
di
Renato De Maria
Avrebbero voluto eliminarlo. Non farlo giungere nelle sale cinematografiche. Ma alla fine La Prima Linea di Renato De Maria sembra avercela fatta a glissare tutte le polemiche che lo additavano come un film che fomentava il terrorismo italiano. Accuse lanciate da persone che in mia opinione dovrebbero parlar maggiormente del terrorismo psicologico che può derivare dal vietare l’ uscita di un film come questo. Il film parla di un pezzo di storia italiana: quello post Sessantotto nel quale le speranze di molti italiani si erano tramutate nella disumanizzazione violenta del terrorismo spesso conosciuto sotto il nome dell’ Organizzazione delle Brigate Rosse.Questa volta è tutto visto attraverso il racconto in prima persona di Sergio (Riccardo Scamarcio), uno dei principali esponenti di Prima Linea, organizzazione che in quel periodo partendo dai picchetti dopo il lavoro si è trovata a condurre una battaglia armata non più sostenuta dai sogni e le aspirazioni di quel ceto operaio del quale tanto inizialmente erano i difensori. Se spesso è capitato di trattare cinematograficamente argomenti come questo da un punto di vista più globale e nazionale, De Maria preferisce narrarlo dal punto di vista emotivo e psicologico del suo protagonista mettendo il punto sulle aspirazioni e solitudini dei singoli uomini più che sugli effetti politici delle loro azioni. Il film, che vanta la produzione dei noti fratelli francesi Dardenne, è un percorso introspettivo nei confronti di tutti gli errori e gli omicidi di cui Sergio si assume le massime responsabilità. E’ la storia di un uomo che dopo aver visto sulla sua pelle fino a dove l’ essere umano può spingersi nel perdere la propria umanità per difendere un ideale di un mondo migliore, sogna solo di voler scappar via con la sua donna amata (Giovanna Mezzogiorno) rinchiusa in un carcere di massima sicurezza. La sceneggiatura, “liberamente ispirata” al libro del vero Sergio Segio La Miccia Corta, non corre mai l’errore però di porre l’ enfasi sulla relazione amorosa dei due protagonisti preferendo parlare della loro quotidianità di uomini che hanno scelto di rinchiudersi in delle piccole case per organizzare crimini per loro giustificati da un ideale. Riccardo Scamarcio , continua a dare mostra dei suoi miglioramenti recitativi, interpretando un ruolo introspettivamente non semplice in maniera spontanea, comunicativa ma al tempo stesso glaciale. Al contrario Giovanna Mezzogiorno sembra ricadere negli stereotipi isterici dei suoi “soliti” personaggi, anche se si preferisce di gran lunga nella prima parte del film, quella che anticipa la fase dell’ innamoramento del suo personaggio. Il film pecca solo forse di uno sguardo più collettivo e più d’ insieme dei suoi personaggi. Di una costruzione psicologica più approfondita anche di Susanna Ronconi che infondo è la protagonista femminile delle vicende. Del suo passato si sa poco (e anche l’attrice riesce a farcelo capire ben poco limitandosi a sguardi freddi e discorsi atoni), se si esclude quell’ unica telefonata fatta alla madre. Solo Sergio è più dettagliato e curato, meritatamente arricchito da Riccardo Scamarcio: è un personaggio che riesce ad analizzarsi durante la sua escalation sovversiva che ha il culmine nell’ omicidio del giudice Alessandrini (definito anche da loro stessi un giudice buono) . Non è un film facile perchè l’ argomento non è facile. Si può rischiare di cadere nello scontato. E a meno che non si vogliano imboccare strade più visionarie e poetiche come in passato fece Marco Bellocchio nel suo Buongiorno Notte, non è facile mantenere un certo realismo nel descrivere la prigione interiore di personaggi braccati oltre che dallo Stato soprattutto da loro stessi. Ma soprattutto condannati alla loro solitudine e ai loro rimpianti.
( Il Punto d' inizio: L' arresto di Sergio)
( Evasione)
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